di Roberto Rossellini
Una coppia di ricchi coniugi inglesi, Katherine e Alexander Joyce, si reca in Italia per una questione di eredità. I rapporti fra loro sono tiepidi e convenzionali e lontano da casa il loro precario equilibrio sembra rompersi definitivamente. Il viaggio a Napoli costituisce un’esperienza molto diversa per ciascuno di loro: mentre il marito è totalmente assorbito dai suoi affari, la moglie visita da sola musei e siti archeologici che la turbano profondamente. Quando tutto sembra perduto e la separazione inevitabile, durante una processione, Katherine e Alexander si ritrovano l’una nelle braccia dell’altro, forse destinati a rimanere uniti.
Con l’apparizione di Viaggio in Italia, tutti i film sono improvvisamente invecchiati di dieci anni; niente di più impietoso della giovinezza, di questa intrusione categorica del cinema moderno, in cui possiamo finalmente riconoscere ciò che attendevamo confusamente. […] Ci sarebbe una scuola Rossellini? E quali sarebbero i suoi dogmi? Non so se c’è scuola, ma so quello di cui c’è bisogno; si tratta prima di tutto di intendersi sul senso della parola realismo, che non è una tecnica di sceneggiatura, un po’ semplice, né uno stile di regia, ma uno stato d’animo: che la linea retta è il tragitto più breve da un punto a un altro.
Jaques Rivette (Cahiers du cinéma, 1955)
Fiction
Italia/Francia
Bianco e nero, 1954, 87′
Lingua originale: Italiano, Inglese
Regia
Roberto Rossellini
Sceneggiatura
Vitaliano Brancati, Roberto Rossellini
Fotografia
Enzo Serafin
Montaggio
Jolanda Benvenuti
Scenografia
Piero Filippone
Costumi
Fernanda Gattinoni
Musica
Renzo Rossellini
Con
Ingrid Bergman, George Sanders, Maria Mauban, Anna Proclemer, Paul Müller, Leslie Daniels, Anthony La Penna, Natalia Ray, Jackie Frost
Produzione
Sveva-Junior, Italiafilm-S.E.C
Proiezione del film
Mercoledì 16 ottobre – ore 20.00
Sala Fronte del Porto – PORTOastra
Biografia
Roberto Rossellini (1906-1977), regista e sceneggiatore tra i più importanti della cinematografia italiana ed europea, dirige Viaggio in Italia nel 1953, dopo aver realizzato Roma città aperta (1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1948), le tre pellicole dedicate alla guerra che segnano una svolta nella sua carriera e concorrono alla nascita del neorealismo cinematografico. Il film viene realizzato lavorando in gran parte con il metodo dell’improvvisazione, con l’aiuto quotidiano di Vitaliano Brancati che cura i dialoghi. Alla sua uscita, nel 1954, la pellicola non riceverà una buona accoglienza in patria, mentre sarà molto amata dai critici francesi della Nouvelle Vague che ne percepiscono da subito la forza innovatrice.