Nomad – In the footsteps of Bruce Chatwin

Werner Herzog

Giovedì 3 giugno – ore 20.00 • Cinema MultiAstra

Evento di apertura

In the Footsteps of Bruce Chatwin, film diretto da Werner Herzog, è un documentario sullo scrittore e viaggiatore Bruce Chatwin, grande amico del regista e morto di AIDS all’apice della sua carriera nel 1989. Sul letto di morte l’intellettuale mandò a chiamare il cineasta e, dopo aver discusso del suo ultimo film, “Wodaabe – I pastori del sole”, gli donò il suo zaino, simbolo delle sue esplorazioni intorno al mondo. Sono passati ben trent’anni da quel giorno e con alle spalle il regalo di addio dell’amico, Herzog intraprende un viaggio per ripercorrere le sue orme, ritornando nei luoghi da lui visitati e raccontati nei suoi romanzi. Amici, ma anche l’uno l’influenza dell’altro: le opere prime di Hezog sono state un punto di partenza per la stesura di molti testi di Chatwin, mentre i romanzi del letterato hanno ispirato alcuni film herzoghiani, ne è un esempio “Cobra Verde”, tratto dal romanzo “Il viceré di Ouidah”. Non solo un sodalizio artistico ha legato i due, ma anche una comune passione per la vita nomade e il desiderio di sapere, conoscere ed esplorare. Una narrazione in pieno stile Herzog, quella del film, che in otto capitoli ripercorre i luoghi della vita di Chatwin e incontra gli amici, la moglie Elizabeth e il suo biografo, Nicholas Shakespeare. Un percorso che intreccia l’arte con la sfera personale per consegnare il ritratto dell’uomo che ha reinventato la letteratura di viaggio nel Novecento. Si va dalla Patagonia alle Black Mountains in Galles, fino all’arido Outback australiano, mentre la voce dello stesso Herzog racconta i paesaggi mostrati, spesso con le parole dello stesso Chatwin, leggendo estratti dei suoi scritti. L’interesse dello scrittore per la vita nomade viene da un’ossessione, data dall’irrequietezza e provocata dal terrore di restare troppo tempo fermi. A questo desiderio di divenire e di movimento si accompagna la passione per le terre perdute, i luoghi ai margini del mondo e un’inesauribile indagine sul bisogno dell’uomo di vagare sin dalla sua venuta al mondo. “Uno scrittore unico, che ha trasformato racconti mitici in viaggi della mente”, è così che Herzog ricorda l’amico, rivelando l’intento di non realizzare un biopic tradizionale, ma qualcosa che fosse ispirato a Bruce stesso e narrato come solo il regista utopista sa fare.

Documentario
Gran Bretagna
Colore, 2019, 85’
Lingua originale Inglese, tedesco, aborigeno
Prima mondiale Tribeca Film Festival

Regia
Werner Herzog
Sceneggiatura
Werner Herzog
Fotografia
Louis Caulfield, Mike Paterson
Montaggio
Marco Capalbo
Musica
Ernst Reijseger
Produzione
BBC Studios

Biografia

Werner Herzog Regista e sceneggiatore. La sua vita estremamente avventurosa ha alimentato molte leggende. Dopo il divorzio dei genitori, va a vivere con la madre jugoslava in un piccolo paese della Baviera, dove cresce senza telefono (che avrebbe usato per la prima volta solo a 17 anni), televisione e cinema. Durante l’adolescenza inizia a scrivere poesie e racconti che in seguito trasforma in sceneggiature. Secondo alcune fonti inizia a viaggiare già a 14 anni e sicuramente il nomadismo è una componente molto forte del suo carattere. Più tardi si iscrive all’università di Monaco, dove studia pittura, musica medievale e letteratura romantica tedesca. Per mantenersi, lavora durante la notte come saldatore in un acciaieria, ma non porta a termine gli studi perché sceglie di dedicarsi al cinema. Poiché i suoi progetti vengono regolarmente scartati dai produttori di Monaco, decide di muoversi in modo indipendente e fonda una propria casa di produzione con la quale gira alcuni cortometraggi, tra cui ‘Ercole’ (1962), in parte poi disconosciuti. Nel 1966 parte per gli Stati Uniti, dove si iscrive all’università di Pittsburg (da cui sembra si sia fatto cacciare dopo soli tre giorni). Tornato in patria, gira il suo primo lungometraggio, ‘Lebenszeichen’ (Segni di vita, 1968) storia di un soldato tedesco che durante la seconda guerra mondiale, rimasto solo su di un’isola greca, impazzisce ed intraprende una disperata battaglia contro la natura. Gli anni 1968-70 sono per lui estremamente tormentati: inizia una serie di viaggi in Africa per girare film estremi e radicali come ‘Fata Morgana’ (1969-70), per il quale vaga un anno attraverso il continente africano insieme al suo operatore, facendosi arrestare prima in Uganda e poi in Camerun perché sospettati di essere dei mercenari. Nel 1972 realizza ‘Aguirre, furore di Dio’, il film che gli dà la notorietà internazionale, costruendo personalmente le zattere occorrenti alle riprese e provandole lungo le rapide del fiume per conoscere il pericolo autentico. Nel 1974 realizza ‘L’enigma di Kaspar Hauser’, storia del famoso caso ottocentesco del ‘trovatello d’Europa’, che ha grande successo di critica e vince il Premio Speciale della Giuria al festival di Cannes del 1975. Sono molti gli aneddoti, tra realtà e fantasia, che riguardano la sua vita e le sue opere: in ‘Cuore di vetro’ (1976) ipnotizza gli attori prima delle riprese; durante la tormentata lavorazione di ‘Fitzcarraldo’ (1982, premio per la regia al festival di Cannes dello stesso anno) fa trasportare realmente, da 1100 indios, un battello attraverso le montagne del Perù, causando molti problemi e contrasti con la produzione. Nel 1984 segue lo scalatore Reinhold Messner in una spedizione tra le due vette più alte del mondo e ne ricava il film-reportage ‘L’oscuro bagliore delle montagne’. Ancora sulla montagna, nel 1991 realizza, sempre con la consulenza di Messner, ‘Grido di Pietra’, sulla conquista del Cerro Torre in Patagonia, e durante le riprese rimane chiuso in una caverna con il suo operatore per cinque giorni senza viveri. Accanto alla sua intensa attività cinematografica si ricordano le apprezzate regie di opere liriche a Bologna, Catania, Milano, Parigi, Monaco. Sposato fino al 1987 con l’attrice Martje Grohmann, da cui ha avuto tre figli: Rudolph, Hanna e Simon. Attualmente è sposato con la fotografa di origine russa Lena Herzog.

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