The Case of the Three Sided Dream

The Case of the Three Sided Dream

Uno straordinario documentario, su un musicista tanto straordinario quanto dimenticato. Il pomeriggio (ore 16.00) di Detour prevede la proiezione del documentario di Adam Kahan The Case of the Three Sided Dream, dedicato alla figura di Rahsaan Roland Kirk. Il film verrà presentato da Enrico Bettinello, giornalista, scrittore ed esperto di performing arts.

Il film costituisce un viaggio sonoro nella straordinaria, breve vita di Rahsaan Roland Kirk, considerato oggi una delle figure più emblematiche della storia del jazz. Musicista peculiare, Kirk si faceva influenzare dai sogni, dai quali aveva avuto il consiglio di cambiarsi il nome da Ronald, quello vero, a Roland, e poi di aggiungerci un ulteriore Rahsaan; polistrumentista, riusciva a suonare contemporaneamente tre strumenti ad ancia, che si portava sul palco appesi al collo, e magari a cantare contemporaneamente. Era un ottimo trombettista, armonicista e suonava il corno inglese, il flauto e il clarinetto. Il suo strumento principale era il sax tenore, ma, sempre guidato dai soliti fantomatici sogni, costruiva personalmente altre ance, tipo il manzello, un sax soprano con la campana presa da un mellophone, o lo stritch, un sax contralto a cui aveva tolto la campana, da utilizzare assieme al tenore.

Non era certamente una persona fortunata: oltre a diventare cieco da bambino a causa dell’errata somministrazione di un medicinale, a 40 anni fu colpito da un ictus che lo rese semiparalizzato. Non si arrese: riuscì a modificare i suoi strumenti in modo da poterli suonare con una mano sola e riuscì ad affrontare ancora un tour mondiale, prima del nuovo, fatale attacco del 1977. I suoi concerti erano un vero e proprio evento, durante il quale Roland dava fondo a tutte le sue eccentricità, ma soprattutto al suo funambolico virtuosismo, oltre a discettare con il pubblico di diritti civili e storia del popolo afroamericano, con il suo peculiare humour stralunato. Inoltre, da conoscitore profondissimo della storia del jazz e della musica nera, sul telaio sostanzialmente soul jazz e hard bop delle sue composizioni, ha saputo innestare influenze più antiche, come il ragtime, o più moderne, come il funk di Smokey Robinson, o il free-jazz, o, ancora, il pop di Burt Bacharach.

Adam Kahan ha saputo rendere tutte queste sfaccettature usando materiali d’archivio delle esibizioni degli anni Sessanta e Settanta, le interviste con i suoi collaboratori e i filmini in Super8, donati dalla moglie Dorthaan, che lasciano intravedere anche il lato più intimo e nascosto di questo talentuoso e bizzarro artista.



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